L’Urbanismo Tattico e il Placemaking vivono perfettamente in questo sito di Riurban, in antitesi con il concetto di città calata dall’alto… quella dei progettisti.
Le città europee moderne che hanno la loro matrice nella città borghese, hanno perso quell’aspetto fondamentale che le caratterizzava, la PROSSIMITÀ’. Blocchi e comparti abitativi sono comparsi massicciamente nel dopo guerra creando quell’ambiente urbano che chiamiamo periferie.
Ma ricordiamoci anche che le città italiane hanno ispirato grandi urbanisti come Jan Gehl gehlpeople.com che in giovane età venne in Italia affascinato dai nostri centri urbani e storici per toccare con mano l’INTERAZIONE TRA FORMA E GENTE (e che le nostre città conservano ancora), questa che lui definisce una sorta di positiva vibrazione urbana, Le forme architettoniche, strutturali, abitative favorivano lo stare sempre in contatto, la vicinanza, la PROSSIMITÀ, ecco svelato il nostro secolare segreto tanto appetibile ad un progettista danese che, prese appunti e ne fece un modello di riferimento per i suoi progetti urbanistici e la sua ormai venerabile carriera.
Periferie e città odierne che somigliano a dei Monstrum Urbani che hanno cancellato spazi e vivibilità dei cittadini.
L’Urbanismo Tattico tenta di riportare i cittadini a quella dimensione di città a misura d’uomo attraverso interventi dal basso e condivisi. Certo una nuova forma, non si tratta di costruire nuove città ma di rigenerare l’esistente, riguadagnare degli spazi obsoleti o mal utilizzati e correggere almeno dove è possibile quegli errori grossolani urbanistici che viviamo sulla nostra pelle, questo da un lato, dall’altro lato sensibilizzare la coscienza dei cittadini nel recupero di quella informazione ormai hackerata nel nostro DNA che ha assorbito dentro di se un certo modo di pianificare e costruire.
Informazione hackerata si, perché se chiedi all’uomo della strada come andrebbe costruita una città, ti risponderebbe semplicemente e d’istinto, prima lo spazio per le persone, poi a gradi tutto il resto. Ma se gli chiedi di eliminare allo stato attuale una fila di parcheggi per inserire ciclabili si oppone con forza. Stano vero?
L’Urbanismo Tattico è una forma potente, di forte impatto visivo, ti accorgi che lì sta accadendo qualcosa di diverso, seppur temporaneo o anche permanente ma che ti riaccende quella lampadina spenta, quell’informazione manomessa. Ecco che in Italia si affaccia timidamente con alcuni lodevoli esperimenti, ma nasce in America dove si è avuta l’esigenza di recuperare dello spazio tolto ai cittadini da una pianificazione urbanistica fuori dalla scala umana, ed ecco che nascono i primi movimenti attivisti dell’urbanismo tattico. Quindi da una specifica esigenza dal basso che inizia a richiedere ed interlocuire con le amministrazioni locali.
Breve storia
Assolutamente entusiasmate quindi è questa attività nata da pochi anni (ma che ha radici anche più lontane) e che sta investendo sempre più città nel mondo come uno tsunami globale.
Il termine fu fondato da due architetti americani Mike Lydon e Anthony Garcia di The Street Plans Collaborative in NYC, nel 2010 circa che ispirati dalle esperienze dal basso in Columbia come la Ciclovia svoltasi nel lontano 1974 in poi con grande successo anche in altre città americane e contaminati dai gruppi di lavoro nella corrente di pensiero del New Urbanism, fondarono appunto l’urbanismo tattico con la pubblicazione del primo libro di grande successo e divenuto icona “Tactical Urbanism vol.1” questo e gli altri volumi successivi sono disponibili a questo link https://street-plans.com/tactical-urbanism-vol-1-2/
Vale a dire una serie di interventi dal basso, dai cittadini ma che coinvolge anche l’amministrazione locale. Gli interventi sono di varia tipologia, ma il senso principale è una forma di riappropriazione dello spazio pubblico con interventi temporanei che che possono diventare permanenti se condivisi e accettati con favore.
Ma ultimamente vi è una tendenza che sovverte il processo originario nel bene o nel male, si perchè molte amministrazioni si fanno carico per scopi anche elettorali di interventi di urbanismo tattico, spesso però ci si limita a “colorare” la città con una non velata impronta ideologica che produce zero effetti si veri scopi di questa nuova attività urbana. Un esempio che viaggia al contrario come processo cioè dall’alto verso il basso è quello del comune di Milano con l’iniziativa Piazze Aperte ma che come scopo ultimo è in linea con le aspettative dell’urbanismo tattico.
Un aspetto questo da trattare in altri articoli dedicati, ora rimaniamo sul processo dal basso.
La creazione dal basso di una azione di Urbanismo Tattico passa sostanzialmente per queste fasi:
1. Individuazione di un’area urbana ad uso temporaneo e concertata con l’amministrazione comunale.
2. Ingaggio del pubblico partecipativo,rivolto a tutte quelle persone che vogliono contribuire con proprie idee alla problematica in questione. Quindi raccolta di idee con post-it leggibili su una bacheca da parte dei cittadini.
3. Scelta e montaggio materiale, arredo urbano fai da te in genere, derivante dalla fase 2. (Ingaggio pubblico). Quindi giochi bimbi, servizi pop-up (cibo, libri, rastrelliere bici, panche, sedute varie, tavoli, colori decorativi a base d’acqua, etc). Ognuno porta elementi di arredo utili alla finalità, oltre al montaggio, decorazione e istallazione.
4. Comunicazione, si piazza intanto uno o più cartelli esplicativi sul tipo di azione che intercetti i passanti ed altri cittadini ignari all’iniziativa. Alle persone interessate si spiega meglio l’azione con conseguente approvazione e raccolta consenso.
5. Criticità, dialogo con gli scettici è prevedibile e considerazioni su migliorie ed eventuali criticità progettuali. La discussione è un elemento di confronto di idee, che ben venga.
6. Consenso, raccogliere le impressioni e le valutazioni dell’iniziativa e trasformarlo in il consenso collettivo se condiviso dalla maggior parte delle persone attraverso anche un sondaggio.
7. Permanenza o rimodulazione, se l’idea ha successo e piace realmente ai cittadini diventa un ottimo motivo per la permanenza del luogo o la sua replica in altre aree.
Progetti
Le attività o i progetti di Urbanismo Tattico riguardano in sintesi una serie di interventi come:
– Zone 30 con moderazione traffico
– Golfi pedonali – moderazione velocità negli incroci
– Park(ing) Day – sfruttare un posto auto in UT per un giorno o più
– Better Block – aumentare la vivibilità del quartiere
– Guérilla Gardering – inserire il verde ove possibile
– Placemaking – realizzazione piazza o spazio pubblico
– Woonref – strade e spazi condivisi da tutti
——–
Il Placemaking è abbastanza simile all’Urbanismo Tattico ma sostanzialmente è senza la componente temporanea come periodo di “prova” ma viene concertata sin dall’inizio con l’amministrazione e partecipata sempre dal basso, un progetto più definitivo intendiamolo così.
Perché in precedenza ho messo in evidenza la parola PROSSIMITÀ? Perchè è davvero il concetto più importante, quello davvero portante. In tutte le situazioni analizzate fin qui, i centri urbani italiani, le città razionaliste, infine l’urbanismo tattico e il placemaking hanno un comune denominatore che è appunto la PROSSIMITÀ vale a dire il fatto di raggiungere uno spazio pubblico dove socialmente interagire direttamente da casa tua facendo pochi passi.
Questa è la dimensione A MISURA D’UOMO, la forma (casa tua) è in stretta connessione con quello spazio che ti permette di interagire con altre persone. Questa è interazione umana/urbana, questo è il senso di tutto.
Rigenerare questa dimensione è l’imperativo per le future generazioni o “rigenerazioni”
Alcune risorse online.
In Italia ancora pochi i casi in questo senso ma significativi.
Interventi di Urbanismo Tattico a Milano da parte dell’urbanista Matteo Dondè con la realizzazione di zone 30 (#Trentami).
https://www.matteodonde.com/realizzazioni.html
Altri interventi di Urbanismo Tattico sempre a Milano
Una bellissima tesi fatta da Gabriele Sangalli da richiedere via bikeitalia.it
Dall’estero consiglio la lettura del libro madre di questa attività Tattica Urbanism, pubblicato da Island Press di Mike Lydon e Anthony Garcia – Street Plans