Caro ciclista urbano sei uno sfigato! Questo deve essere il sottile pensiero che attraversa i politici italiani quando devono affrontare il tema mobilità in città… e si perchè dalle proposte fatte fino ad ora come quelle ad es. del Senatore Stefano Esposito del PD che prevede l’uso del casco per tutti i ciclisti, oppure quella ventilate ultimamente dal Ministro Salvini ed altre somministrate nel passato da un pò tutti i lati politici che vanno dalla targa, il bollo o addirittura al patentino per la bici (potete sbizarrirvi con Google nella ricerca di queste voci), fa davvero pensare che il ciclista è uno sfigato ed è da NORMARE a tutti costi.
Sei sul codice della strada? Bene, perchè vuoi essere diverso dagli altri che circolano? Chi è questa gente che svolazza per la città come se fossero zanzare senza un minimo di identificazione? Se uno di questi mi investe e scappa quale targa gli prendo? Diciamoci la verità è un pò il pensiero comune anche dei cittadini… oops automobilisti volevo dire, che circolano con il loro oggetti metallici nelle nostre anguste città. Quindi dotiamo questo ciclista urbano di sistemi per la sicurezza e la tracciabilità. Sono sicuro che un politico italiano potrebbe pensare di configurare per legge un ciclista con:
– Casco obbligatorio
– Frecce direzionali luminose
– Due specchietti retrovisori
– Pettorina fluorescente sempre
– Protezioni
– Targa
– Bollo
– Libretto
– Assicurazione
– Patente
– Revisione
Chi sarebbe a questo punto lo sfigato? La risposta è molto semplice e ci proietta distanti anni luce da ciò che succede nel nord europa, la mancanza di responsabilità storica che hanno i politici, il fatto di non aver mai pensato a costruire infrastrutture alternative sulla mobilità, il fatto che lo sviluppo delle le nostre città è avvenuto attraverso un piano regolatore che prevedeva distanza minima 5 mt, leggi scritte da chi, se non dalla stessa classe politica che ora propone soluzioni “alternative”, ma opposte ad uno sviluppo a misura d’uomo, quindi si ragiona sulla costrizione, sulla messa a norma sulla regola.
Hanno la patata bollente tra le mani e non sanno proporre altro se non il rispetto della legge! Questo è lo sforzo progressista a cui appellarsi, l’dea di “sicurezza” che la politica propone? L’incapacità oramai appurata di ridisegnare le nostre città (specie quelle del centro e sud) riconsegnando spazi al trasporto pubblico urbano, ciclabili, barriere architettoniche, spazi pubblici etc… ci pone non solo agli ultimi posti in Europa come qualità della vita urbana ma ci vengono somministrate multe salate dalla Commissione Europea ad esempio per inquinamento, che è la risultante di tale incapacità progettuale/propositiva. Allora chi è lo sfigato il ciclista o il politico?
Anche nel nord Europa hanno avuto lo choc traffico negli anni 60-70 (in un post ne parlerò), città che andavano riempiendosi di auto in pochi anni, ma hanno reagito restituendo spazi vitali alle persone che devono fare una qualsiasi attività dal trasporto al relax normalizzando e migliorando la pianta urbana come sistema efficiente, fruibile, bello da vivere. Lontani dall’imporre leggi e leggine per far circolare ciclisti ed avere cosi la coscienza pulita. Qui sotto un piccolo esempio “libertà ciclabile”, ciclisti non normati, ma normali che viaggiano su bike lanes connesse con semafori dedicati solo per loro, questa è la risposta che da la politica fuori confine italico.
Questo è per quel che riguarda la ormai atavica volontà di una certa politica in Italia di normare le bici, ma c’è un nuovo aspetto che sta emergendo ultimamente e riguarda la produzione di mezzi elettrici performanti come e-bikes e monopattini elettrici ed di conseguenza anche il nostro comportamento.
Qui la questione diventa più seria, e come se ho la possibilità avere una auto sportiva tra le mani che faccio non pigio un pò sull’acceleratore per provare quell’euforia della performance? In qualche modo è quello che sta accadendo con questi mezzi che spesso sono manomessi per avere più velocità ed accelerazione oppure addirittura venduti con potenze spropositate. Ovvio che questa facilità di sorpassare ostacoli porta a comportamenti ingestibili e caotici ma soprattutto FUORI SCALA UMANA in ambito urbano, una e-bike con potenze che arrivano tranquillamente ben oltre i 1000W sono come scooter con una coppia elevata, perdendo così la connotazione di bici, che sappiamo nelle partenze da fermo è molto lenta, anche le e-bike a norma (motore da 250W e velocità max 25 km/h) con pedalata assistita rientrano nella scala umana in quanto non hanno accelerazioni cosi diverse da una bici muscolare.
Un paio di link dove leggere le caratteristiche di questi “mostri”:
MATE X descritta come bici “superveloce” dal Corriere.it >> https://bit.ly/34FS7qX
Jeep e-bike con potenza fino a 1500W per percorsi estremi! >> https://bit.ly/34xLHKm
Per i monopattini elettrici la questione è ancora più amplificata in quanto le performance elettriche non sono compatibili con il flusso ed il movimento dei pedoni, infatti questi mezzi devono attenersi al codice della strada. La grande diffusione e purtroppo l’utilizzo avviene spesso dentro le aree pedonali e sui marciapiedi creando conflitti che fino a poco tempo fa non esistevano.
Ecco quindi altre gustose motivazioni per il legislatore nel rafforzare la sua volontà di NORMARE TUTTI. A questo punto, non fai differenze tra bici, e-bike a norma, e-bike potenti e monopattini elettrici, vai, tutti normati, tutti con obbligo normativo!
Non ci credi? Ecco un aggiornamento in questa direzione vai al link e scopri cosa è successo a Genova.
Il mio personale pensiero lo racchiudo in una immagine simbolo che ha creato Mikael Colville-Andersen che di sintesi se ne intende. E ciao.