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AUTOMOBILISTI CICLABILI ~ Una convivenza nello stesso spazio ››

Foto di Jaromir Kavan e Connor Houtman via Unsplash

Divertito pensavo a questo concetto, all’AUTOMOBILISTA CICLABILE, che proprio un concetto astratto non lo è, ma l’esigenza che ogni automobilista dovrebbe avere, cioè essere amico della bici, amico dei ciclisti, amico si e non odio a prescindere… hey ciclista, sei di intralcio al mio spazio! Ma sai caro amico automobilista, le bici, i ciclisti non sono oggetti estranei alla strada, ma sono semplicemente mezzi di trasporto previsti dal CDS, proprio come la tua auto, solo che per questo motivo sono spremuti nel traffico senza un adeguato spazio, non odiarli a prescindere.

Esempio di ciclista in una strada critica, a destra una possibile soluzione attraverso la realizzazione di un tracciato promiscuo sempre sulla stessa strada.

Solo una considerazione che fa Mikael Colville-Andersen nel suo libro Copenhagenize, la Guida Definitiva al Ciclismo Urbano edito da IslandPress (www.colville-andersen.com/publications) che consiglio la lettura a tutti, anche se abbastanza tecnico, ma non farai mai uno sbadiglio su una pagina di Mikael data la sua intensità narrativa. Chiusa questa doverosa parentesi-spot visto che da anni ispira mezzo mondo con il suo pensiero. Scrive Mikael in merito al posto che devono occupare i ciclisti in città:

“Eppure in ciò vi è un difetto fondamentale nella percezione del ciclismo urbano che è diffuso in molte parti del mondo. Nella pianificazione danese e olandese, i ciclisti sono considerati una specie dello stesso genere dei pedoni nella gerarchia tassonomica non scritta degli abitanti urbani che si trasportano. In altre parti del mondo, dove domina l’ingegneria del traffico, i ciclisti sono erroneamente raggruppati con auto e camion e sono separati dai pedoni. È come se qualcuno pensasse “Hmm. Ruote. Tutto ciò che ruota dovrebbe andare insieme. “Era un processo decisionale meccanico che escludeva qualsiasi considerazione umana. E una volta stabilita questa categorizzazione imperfetta, ciò che seguiva stava sottoponendo i ciclisti a ogni tipo di legge sul traffico automobilistico. naturalmente, ma molte delle leggi che sono state generate per servire l’automobile nel passato non considerano la psicologia del trasporto del ciclista urbano: è come obbligare i giocatori di badminton a usare le regole del rugby nei loro tornei – il che è stravagante, ma non ha molto senso.”

Separazione delle bici dalle auto a Copenhagen.

Ribaltiamo quindi un po’ il punto di vista, da automobilista quale sono per quelle poche volte l’anno, mi capita come a tutti, di trovarmi davanti a me un ciclista magari su una strada non proprio agevole e stretta, la prima sensazione che percepisco è quella di non metterlo in pericolo, chissà potrebbe sbandare per qualche motivo e visto che condividiamo la stessa carreggiata potrei ritrovarmelo sul cofano facendosi male. Quindi rallento facendogli sentire la mia presenza e allargo la mia traiettoria dentro la carreggiata. Bene, è una manovra che tanti fanno ma che tanti altri proprio no, sfrecciano senza mai mollare il piede sull’accelleratore, facendo il pelo al povero mal capitato. Ecco questa è un’altra categoria ma che sicuramente gioverà poi del pensiero dell’Automobilista Ciclabile che lui non considera affatto.

La richiesta delle ciclabili in città non credo debba essere solo una questione sollevata da “quei quattro sfigati che vanno in bici” ma una questione che riguarda tutti e molto anche gli automobilisti che dovrebbero cambiare punto di vista, fare uno switch, passare dall’odio antagonista alla soluzione, anche per una LORO miglior condizione guida sulle strade. In modo che i ciclisti abbiano una separata sede in cui muoversi in sicurezza e gli automobilisti non averli davanti.

Di fatto una strada è solo per gli automobilisti, ma una ciclabile urbana è sia per i ciclisti che per gli automobilisti come effetto risultante.

Gli esempi di protesta/richiesta pro-ciclabili vanno dalla guerrilla urbana messa in atto da ciclisti che dipingono spazi ciclabili all’insaputa dell’amministrazione comunale, per focalizzare l’attenzione sulla sicurezza in strada, sicuramente azioni forti ma che lasciano il segno, alle altre forme di sensibilizzazione che arrivano dalle varie associazioni di ciclisti urbani, sit-in informativi, raccolta firme, biciclettate, convegni, critical mass etc… Queste sono tutte forme organizzate dai diretti interessati, i ciclisti. Ecco, sarebbe il caso che certe richieste le facessero anche gli automobilisti attraverso le relative associazioni. Utopia?

Una Critical Mass di protesta. Foto by JezW da Wikimedia Commons

 

Una Critical Mass di ciclisti. Foto di Tobias via Unsplash.

Ho la sensazione che da quando l’auto domina lo scenario urbano appena 70 anni circa, certe percezioni siano state hackerate, l’abitudine di essere i padroni assoluti della strada ha cambiato anche la percezione del diritto esercitato da tutti, ma sono sicuro che se si sottopone il tema della sicurezza in questo modo, quell’informazione manomessa salta, sparisce, sono sicuro che se chiedi questo punto di vista tutti saranno d’accordo. Ma se chiedi ciclabili solo ed esclusivamente per la tua sicurezza (come è anche giusto che sia)  vedrai che tutti invece si oppongono con forza.

Ancora dal libro Copenhagenize:

Adoro la statistica secondo cui il 67% degli automobilisti di Copenaghen vuole più infrastrutture per biciclette.”

Oppure dal profilo Instagram di Dutch Cycling Embassy, @cycling_embassy (importante network olandese sulla mobilità) si legge in un post: una città che investe su infrastrutture ciclabili, migliora la qualità della guida degli automobilisti.

Il post su Instagram di Dutch Cycling Embassy.

La ri-democratizzazione degli spazi in strada deve appartenere quindi anche alla categoria degli automobilisti che non avranno spazio in meno, ma spazio ottimizzato democraticamente e come giusto che sia.