Urbanismo

PONTE FLAIANO, DESIGN PER LE AUTO ~ C'è un errore di progettazione ››

Hey instagram narra tanta fascinazione nella navigazione delle foto, mi sono imbattuto in una immagine pubblicata nel profilo di @stesteadventures una vista dall’alto del ponte Flaiano a Pescara. WOW mi sono detto che figata! Completamente assorbito dall’effetto scenico che una vista dall’alto può offrire sul design urbano fatto di asfalto combinato a ciclabili e architettura, foto molto bella, nulla da eccepire… ma poi mi sono soffermato un attimo e mi sono detto, HEY aspetta… qualcosa qui non va!

Foto di @stesteadventures via Instagram è la foto che mi ha affascinato subito.

Analizzando meglio la struttura la prima considerazione che mi è venuta in mente è: OH NO! L’ingegneria del traffico colpisce ancora!

Cos’è che non va? Sia chiaro, sempre attraverso il mio punto di vista, che è quello di un ciclista urbano con una visione allargata verso la vivibilità della città.

Iniziamo dalla ciclabilità che viene fornita in qualche modo, dato che si tratta di un’opera recente e non puoi escluderla del tutto come si faceva qualche anno fa perché la “pressione green” chiamiamola cosi oggi è molto più alta. Ma è relegata totalmente a due striscie condivise con i pedoni, questa marginalità progettuale sulle persone è tipica dell’ingegneria del traffico, qualcuno direbbe: e certo è un ponte per le auto, cosa ti aspetti?

Vista della rotatoria del ponte

No, è un ponte per la città, la città non è fatta solo di auto ma di persone, che vanno sia a piedi che in bici, l’esclusione di questi attori della città è presente ovunque ci giriamo intorno a noi, strade che occupano lo spazio per le auto e pedoni relegati a “marciapiedini” di 50cm di larghezza, ovvio che in questa pianificazione la bici è cancellata definitivamente.

Esempio di “marciapiedino” lasciato ai pedoni.

Micro marciapiedino risultante dalla lottizzazione edilizia antipersone. Lo spazio a fianco è condominiale, reso inaccessibile da vasi messi come barriera antipersone e sbarra di accesso, rimane la concessione pubblica del micro marciapiedino per sviluppare le doti di equilibrismo che ogni pedone urbano deve avere.

Questa metrica, questa visione continua anche sulle nuove opere perché chi progetta ha una visione auto-centrica, ma per la città ci vorrebbe un progettista urbanista umanista, che dite? Vale a dire di ricollocare le persone che sono state escluse dalla loro città.

Se progetti una qualsiasi infrastruttura o diavoleria urbana devi per forza tenere conto delle persone, questa è una regola che dovrebbe valere come must progettuale visti gli errori urbanistici macroscopici che ci hanno contraddistinto fino ad ora. Allora perche lasciarsi sfuggire queste occasioni e consegnare sempre alle auto la fascinazione? Ricordo che urbanisti Illuminati in tal senso ce ne sono tanti anche in Italia.

Ma torniamo al ponte! Ancora sulla ciclabilità che è delimitata da barriere  che non sfigurerebbero negli anelli dei circuiti della formula Indy, come se le auto dovessero sfrecciare a 200km/h e per proteggere i poveri ciclisti e pedoni, gli somministriamo una gabbia in cui stare in sicurezza in questo pericoloso luogo!! E questo aspetto è gia un indice di fallimento mio modo di vedere.

La promiscuità. Hai inserito pedoni e ciclisti nello stesso spazio come quando i ciclisti vanno su un marciapiede, non credi ci possano essere conflitti? Ma stai progettando al cad una infrastruttura nuova di zecca, perché includi questa modalità di trasporto “condivisa”? Ah sempre in nome della marginalità urbana che ci appartiene, ho capito… ok!

Ciclabilità del Ponte Flaiano. Promiscua con barriere (gabbie) di protezione.

I pedoni? Gli attraversamenti pedonali e con bici sono posizionati subito dopo ampi raggi di curva della carreggiata dove le auto prendono velocità ma si ritrovano di colpo un pedone che stava attraversando perché non aveva visto fino a quel momento nessuno arrivare. Beh questa è la solita dimenticanza progettuale che ritroviamo negli incroci dove invece di rallentare la curva di percorrenza la accelleri. Inserire attraversamenti pedonali in carreggiate a due corsie tra barriere e guardrail dove il pedone sparisce alla vista dell’automobilista e l’auto sulla corsia parallela tra l’altro non può vederlo attraversare è come mettere attraversamenti pedonali in autostrada. Che logica progettuale è?

Avere un raggio più stretto ti aumenta la concentrazione alla guida ed è giusto che tu la abbia in città specie nei pressi di attraversamenti pedonali. Un esperimento di Urbanismo Tattico ad esempio, che sono i Golfi Pedonali, prolungamento dei marciapiedi fino a stringere il raggio di curva, dimostra che un automobilista ha più tempo per vedere il pedone e viceversa in quanto la velocità viene moderata. Su questi aspetti consiglio la lettura dell’urbanista Matteo Dondè www.matteodonde.com/ che della moderazione del traffico ne fa in Italia un riferimento per tutti.

Raggio di curva in prossimità degli attraversamenti pedonali. Li ho segnati in giallo.

 

Golfi pedonali – Urbanismo tattico. Da @grahamprojects via Instagram

 

Golfi pedonali – Urbanismo tattico. Da Street Plans Collaborative

E per le auto invece grande scorrevolezza, la rotatoria è un must, mai fermarsi è un incentivo a scorrere, scorrere. Il design architettonico ha praticamente plasmato la funzionalità del ponte, non puoi mettere un normale incrocio con in mezzo un traliccio, elemento primario di design che regge il ponte.

Qui sotto invece un esempio di ingegneria urbanistica con una visione rivolta verso le persone anche in una lontana periferia dove penseresti di inserire una highway alla americana dove colleghi la suburbia al centro (dowtown) con tre, quattro corsie e via, scorrere… sto divagando un po’ ma è per sottolineare la cultura auto-centrica delle infrastrutture. Ok, dunque il quartiere è Ørestad alla periferia sud di Copenhagen, quartiere nuovo, modernista e luccicante di design architettonico, stravagante e razionale. Ma la strada principale di grande flusso che collega Ørestad al centro stranamente è una mono corsia in mezzo ad uno spazio immenso, è possibile notare che nel “nulla urbano” c’è sempre la ciclabile per lato e il marciapiede, punto. Metodo. Lì si fa cosi.

Distribuzione dei livelli di trasporto ad Ørestad. Periferia di Copenhagen.

 

Distribuzione dei livelli di trasporto ad Ørestad. Con chicane per moderare il traffico. Periferia di Copenhagen.

Ma in parallelo mi è venuto in mente un ponte che ha una progettualità opposta a questo, si denota cosi due visioni completamente differenti due approcci lontani tra loro anni luce. La visione autocentrica del ponte di Pescara e quella delle persone di Copenhagen, eppure anche il ponte danese ha gli incroci alle estremità con flussi di auto alti. Il ponte è sulla arteria di Nørrebrogade.

Incrocio estremità del ponte con raggi di curvatura ristretti.

 

Distribuzione dei livelli di trasporto, la corsia auto è molto ridotta a favore della ciclabilità e la pedonabilità. Infatti si vede “la gente” godersi il ponte.

 

Vista dall’alto. Hey… è pieno di persone!

Ma, hanno di fatto:

1. Ristretto il raggio di curvatura negli incroci come è possibile notare in modo da rallentare la velocità delle auto pur avendo spazio a disposizione

2. Non hanno inserito rotatorie

3. Riallocazione della carreggiata tra marciapiede ampio, pista ciclabile ampia e ristretto la carreggiata auto. Su un ponte non sei su una pista ma devi attraversarlo solamente, specie se alla fine hai un strada scorrevole, non ha bisogno di più corsie. Non ha senso.

4. Le persone, vedo la presenza di persone che affollano un luogo che da semplice passaggio di trasporto diventa spazio pubblico, dove godersi il fascino di un ponte sul fiume. Un classico della vita urbana di tante città direi.

5. C’è del verde urbano alle estremità!

Un aiuto alla comprensione delle criticità pedonali e ciclistiche del ponte me lo da Giancarlo Odoardi (coordinatore della FIAB Abruzzo Molise) attento osservatore della mobilità dell’utenza debole in città, dal suo sito birac.it – Il Ciclista Narrante ›› http://www.birac.it/2019/05/07/6-piste-ciclabile-ponte-flaiano/

Certo dopo questo video di Giancarlo che trovo molto esplicativo e un pò imbarazzante come utente/cittadino, è possibile immaginare quale sia la migliore pratica progettuale per investire i pedoni in sicurezza.

Ma il racconto della fascinazione del suo design su Instagram continua ed è visibile ai tag #ponteflaiano oppure #ponteennioflaiano

Conclusioni.

Credo che le criticità evidenziate siano riscontrabili da tutti e condivisibili. Forse data l’occasione cosi importante come opera poteva essere proprio concepita oltre come mero collegamento di trasporto anche come spazio pubblico iconico. Chissà se Flaiano mi dà ragione!

La descrizione condivisa del ponte è più o meno la seguente (fonte Wikipedia):

L’opera (realizzata da Enzo Siviero), che ha ricevuto consenso popolare per il contributo architettonico allo skyline della città, è stata intitolata a Ennio Flaiano, noto personaggio nato nel capoluogo adriatico.

È stato inaugurato il 15 giugno 2017; il ponte è stato definito dagli amministratori cittadini un’opera cruciale per la fruibilità del traffico. Il progetto risale al 2007. Sul pennone è presente un frase dello scrittore che recita “Con i piedi fortemente poggiati sulle nuvole” che è incisa su una pietra presa dal massiccio della Majella.

P.S.

E quella bella pubblicità sul design non funzionale? Toh… è di una marca automobilistica!